Operai dell'Alto Veneto e Friuli nella Germania hitleriana -CIERRE edizioni - Istituto friulano per la storia del movimento di Liberazione - ISTRESCO Verona 2002, pp. 249

Il trasferimento in massa di manodopera dell'alleato fascista italiano all'agricoltura e soprattutto all'industria bellica tedesche, dal 1938, è il primo grande esperimento di completa pianificazione dall'alto di migrazioni di manodopera in Europa. Resta un fenomeno da indagare e capire quell'operazione pensata e gestita da ingegneri e economisti di Hitler, in collaborazione col subalterno apparato fascista.

Solo dieci anni dopo la guerra, verrà ripreso (e continua tutt'ora) dai pianificatori di nuovi progetti di grande sviluppo industriale e urbanistico. Fino al 1945 tocca in modo significativo le province settentrionali del Veneto e il Friuli: terre da cui tradizionalmente emigra manovalanza oltralpe.

È un percorso stagionale molto più frequente e incisivo, per gli equilibri regionali, di quanto lo fossero i viaggi dei disoccupati veneto-friulani oltre oceano. Verona e Treviso fanno poi da centri di smistamento nazionale per i convogli di operai inviati oltre Brennero e Tarvisio.

La semi-schiavizzazione di decine di migliaia di loro, dopo il 1942, e il loro coinvolgimento forzato nel destino di una colossale macchina produttiva per il dominio militare, è qui raccontata con toni drammatici da testimoni veneti e friulani, tornati fortunosamente da quella tragica esperienza.