Istresco, Treviso, 2019, seconda edizione, pp. 530, euro 24.00 ISBN 978-88-94919-09-7

Da un certo punto di vista può sembrare un delitto perfetto: un numero imprecisato di individui (nell’ordine delle migliaia) viene strappato alle proprie abitazioni con metodi brutali. Le persone, ex jugoslave, vengono deportate in Italia, segregate in siti recintati da un muro o da filo spinato. Nel nostro caso finiscono in una caserma. Circa duecento muoiono di stenti e malattie: una cinquantina ha meno di dieci anni.

Tutto questo avviene tra l’estate del 1942 e quella del 1943 nel campo di concentramento di Treviso.

Eppure la città dimentica. Come mai? Quali ragioni si possono celare dietro questa cancellazione dalla memoria di ciò che stava oltre il muro?