Istresco, Treviso 2006, pp. 144

"E' dall'interpretazione della categoria della sopravvivenza come norma che emerge il rapporto tra mondo rurale e Resistenza, rapporto che risulterebbe infatti incomprensibile senza l'uso di questa categoria.

Sicché una Resistenza condotta in modo tale da accentuare quelli che i contadini ritenevano mali assoluti non era certamente ben vista da quel mondo, mentre diverso fu il rapporto con una Resistenza che, diciamo così, si contenesse.

Alla fin fine però, le rappresaglie provocate, così comunemente si riteneva, dalla presenza e dalle azioni dei partigiani, le requisizioni necessarie alla sopravvivenza delle formazioni, le esecuzioni sommarie del dopo liberazione, innescarono in buona parte del mondo rurale un'identificazione perversa tra singoli episodi e movimento in generale, della quale non approfittò di certo uno screditato neofascismo, bensì piuttosto quanti andavano predicando l'oblio, la rimozione o, al più, l'identico rispetto per tutte le vittime della guerra".