Civili e partigiani a Farra di Soligo e nel Quartier del Piave - Istresco, Treviso 2006, pp. 216

Il fuoco di questa ricerca è rappresentato dai fatti dell’estate del 1944 nel Quartier del Piave e dalla ricostruzione di eventi poco noti ai più, quasi dimenticati e che, a distanza di oltre sessant’anni, meritano di essere indagati e rivisitati anche alla luce delle acquisizioni e delle interpretazioni storiografiche più recenti.

A partire dal mese di agosto numerosi comuni della zona pedemontana del Trevigiano, in buona parte controllati dai partigiani della brigata Mazzini, vennero interessati dalla violenza nazifascista che si riversò soprattutto sulla popolazione civile.

Dopo aver incendiato numerose abitazioni di Pieve di Soligo e di Solighetto, la mattina del 1° settembre alcuni reparti di tedeschi e di repubblicani di Salò raggiunsero Soligo e cominciarono ad appiccare il fuoco alle vie principali del paese. Catturati poi sette civili nei pressi di Villa Brandolini, questi vennero fucilati poco lontano, sulla strada per Farra di Soligo.

Persero così la vita Giuseppe Bonaventura, Ruggero Camilotto, Vigilio Nardi, Paride Pecoretti, Giuseppe Tomasi e i fratelli Giovanni e Olivo Ricoldo. La furia nazifascista si spostò poi verso Farra, con l’incendio del Borgo Monchera e l’uccisione di Pietro Simoni, e poi ancora verso Miane, Follina e gli altri comuni della Vallata. Tutti questi episodi furono il tragico prologo del rastrellamento del Cansiglio.