Istresco, Treviso 2009, pp. 172, € 14,00, ISBN 978-88-88880-45-7

Negli ultimi giorni di guerra si insediò a pochi chilometri da Treviso, nei locali della Cartiera Burgo di Mignagola, un tribunale partigiano deciso a fare giustizia sommaria di spie, collaborazionisti e combattenti in camicia nera.

Circa duecento persone furono catturate, interrogate, talvolta torturate; quasi la metà furono infine uccise e fatte sparire. Ma le cifre precise rimangono ancora un mistero. Né il Comitato di Liberazione Nazionale né le truppe di occupazione alleate furono in grado di controllare e contenere questa resa dei conti.

Fu il colpo di coda di un conflitto che il fascismo aveva voluto, che era cominciato come guerra di conquista europea e mondiale e si era infine rovesciato in una lotta intestina, spietata e violenta.

I “fatti di Mignagola” rimasero come un buco nero nella memoria collettiva: per decenni furono fonte di imbarazzo per i partigiani e un’arma di ricatto nelle mani dei loro detrattori. Gli uni cercarono di rimuovere o di minimizzare; gli altri invece enfatizzarono e strumentalizzarono l’eccidio per denigrare l’intera Resistenza. Entrambi, per opposti motivi, furono poco interessati a capire cosa accadde veramente, e perché.

Proprio l’esigenza a lungo trascurata di conoscere, di comprendere e quindi di fare storia è la ragione che sta alla base di questo libro.