CIERRE Edizioni, Iveser, Istresco, Treviso 2004, pp. 165

Nella memoria di Baldo Antonio Gentile, gli anni dal 1940 al 1945 risultano fondamentali: non ancora diciassettenne si trova di fronte a situazioni nelle quali, a differenza di tanti, si sente spinto a scegliere di stare da una parte, anche se ciò mette in pericolo la sua vita.

Sfollato a Salzano da Marghera nel 1942, dopo aver visto l’esultanza per il 25 luglio ’43 e le incertezze successive all’8 settembre, si trova a parlare di socialismo e antifascismo con il gruppo di amici a cui è legato. Il passo all’interno della Resistenza sarà breve. Arrestato nel settembre 1944, incarcerato a Venezia, torturato e condannato a morte, viene poi inviato nel campo di lavoro di Aussing/Elbe, nell’ex Cecoslovacchia.

Vi giunge il 19 settembre 1944, dieci giorni prima di compiere 17 anni. Otto mesi dopo, i carri armati sovietici mettono fine all’internamento di quanti erano riusciti a sopravvivere. Antonio inizia il lungo viaggio che in settantacinque giorni lo riporterà a casa.