via Marconi 21 - CIERRE Edizioni - Istresco - Canova , Verona 2001, pp. 128

Quando nel novembre del '33 il giovane Davanzo abbandona Ponte di Piave per trasferirsi in città seguendo la mamma che ha trovato l'occasione di gestire un'osteria nell'immediata periferia trevigiana, "incomincia una nuova vita".

Di Treviso conosce solo la scuola, dove si reca ogni giorno, e i locali cinematografici dove però non è ancora mai entrato. La sua nuova vita si apre però ai margini della città, in quel territorio dove sorge l'Osteria - Bottiglieria Alla bella Treviso al termine di una via tracciata di recente e dedicata alla fama di un Guglielmo Marconi ancora vivente.

L'osteria - abitazione vive in una terra di nessuno che non possiede l'identità della città, nè la riconoscibilità sedimentata dal tempo del quartiere di Santa Maria del Rovere; non è elegante luogo di passeggio, come la parallela via che, uscendo dalla porta San Tommaso, si dirige verso l'ippodromo con la sua aristocratica scansione di ville, ma neppure ha i caratteri della campagna, quel mondo e quella cultura di tipo agrario che inizia solo oltre la barriera segnata dal percorso del treno.

Luogo senza identità, luogo di passaggio dove si ritrovano a vivere persone senza radici in quel territorio fino a poco tempo prima ostile, stretto tra un terreno paludoso e i resti del primo campo di aviazione cittadino, radura vuota e assolata su cui ora si esercitano i militari della vicina caserma. (dalla introduzione di Livio Fantina)