Memorie di un fante contadino

Istresco, Treviso, 2017, pp. 320, euro 16.00 ISBN 978-88-88880-94-5

In queste “memorie” scritte a caldo (1919-20), l’autore ripercorre la guerra, dal fronte isontino a quello del Pasubio, in Valsugana e Val Brenta, sul Grappa e sul Montello per poi ritornare ancora sul Massiccio per l’offensiva finale sino alla lunga fase che lo condurrà al congedo (marzo ’19) dopo l’appendice nel Mantovano per la gestione dei campi prigionieri e il controllo del territorio.

Lo scritto, profondamente segnato dall’incrocio di codici diversi (toscano e dialetto), appare assolutamente originale, anche nelle contorsioni e nelle diffuse improprietà. Un pastiche linguistico irriducibile a qualsiasi schema interpretativo. Le note di Sartor vanno dunque lette anche così, rinunciando a trovare in esse le categorie che cerchiamo negli scritti di guerra (letterari da una parte, popolari e realistici dall’altra). Il libro curato da Lucio De Bortoli è il terzo volume della collana “Memorie silenziose”.