Riflessioni di Amerigo Manesso sulla scomparsa di Umberto Lorenzoni, per molti anni membro del Direttivo dell'Istresco

In memoria di Umberto Lorenzoni

Umberto, quando da molto giovane, decise di entrare nella Resistenza, ha dato alla sua vita una dimensione pubblica alla quale non ha più rinunciato. 
Questo lo ha portato a elaborare una memoria di quella esperienza, che ha interpretato e plasmato non come una vicenda privata, ma come un suo contributo a un evento politico che riteneva fondativo e imprescindibile del nostro vivere democratico. 
Il fatto di sentirsi uomo pubblico lo ha portato a impegnarsi strenuamente, a lottare per accreditare e difendere una memoria pubblica positiva della lotta di liberazione. La sua non era solo una lettura del passato, ma una continua ricerca di attualizzazione di quei valori per i quali aveva combattuto.
In questa tensione tra passato, che è padre del presente e presente, che per comprendersi interroga il passato, sta – a mio avviso – il suo lascito pubblico più importante.
Di fronte a esistenze come la sua, non ci si può non porre il problema del valore, in questo inizio di terzo millennio, dei testimoni, della loro memoria e del rapporto con la storia. 
Umberto appartiene sicuramente all’era del testimone (Annette Wievorka) e forse l’energia che lo ha portato in piazza fino a qualche mese fa, nasceva dal fatto di rivendicare la propria diversità rispetto a una società, come quella attuale, che è stata definita della postmemoria, o della modernità liquida per usare la categoria coniata da Zygmunt Bauman (2000).
La modernità liquida è quella dell’egemonia del presente che si impone come un dato assoluto e non come l’esito di un processo storico. Nella postmodernità, il presente si autogenera, negando il passato, sostituendolo e riducendolo all’oblio. Viviamo nel tempo della fine delle ideologie, della scomparsa dei punti di riferimento cari al XX secolo. 
Ma con la scomparsa degli ultimi testimoni delle vicende storiche che hanno portato l’Italia a essere una democrazia, rischia di scomparire anche la storia per come l’abbiamo conosciuta finora. Però un presente che abbia reciso i propri legami col passato, non è necessariamente un tempo più libero, più aperto ai valori dell’uguaglianza e della giustizia e della solidarietà. Non spira in questa direzione il vento che agita l’Europa e l’Italia in questi momenti.
L’Istresco deve a Umberto l’impegno a mantenere viva la memoria dei testimoni e lo sforzo di storicizzare il presente, per non consegnarlo a nuove forme di demagogia politica e di pensiero unico.

Amerigo Manesso, Presidente di Istresco

Treviso, 19 novembre 2018